Pasolini, Ferrara celebra il suo legame con la città e Giorgio Bassani

Le sceneggiature curate a quattro mani, il comune maestro Longhi e l'amicizia con Bertolucci

Data:

04/03/2022

Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

“Caro Bassani, [...] Io sono sceso a Roma dal lontanissimo Friuli, e avrei veramente bisogno di qualche amico”. Scrive Pier Paolo Pasolini al ferrarese Giorgio Bassani il 13 febbraio del 1950. Prima di quella data i due si erano visti e conosciuti a Firenze “non più di un quarto d’ora”. Bassani gli risponde manifestando grande disponibilità: “Avrei molta voglia di vederla. Perché non mi telefona?”. E gli lascia il suo numero di telefono. Così, a Roma, dal 1950 circa, Pasolini inizia a frequentare Bassani, Attilio Bertolucci, Enrico Falqui, Velso Mucci, Libero Bigiaretti, Giuseppe Ungaretti, Leonardo Sciascia e il poeta romanesco Mario dell’Arco. I due erano già uniti da un vincolo giovanile: entrambi erano infatti stati allievi bolognesi di Roberto Longhi.

 

Nasce e si sviluppa così un’amicizia storica che passa da Ferrara e che in questo 2022 incrocia sia i 100 anni dalla nascita di Pasolini, sia i 60 anni dalla prima edizione de Il Giardino dei Finzi-Contini di Bassani (che oggi celebra i 106 anni dalla nascita), il cui film liberamente ispirato segna, sempre quest’anno, i 50 anni dal premio Oscar. “Vogliamo rendere viva la memoria di due grandi e domani (5 marzo, ndr) ricordando Pasolini ricorderemo anche Bassani. Ferrara quest’anno vuole celebrare questo rapporto che ha segnato fortemente la cultura del Novecento e che ha prodotto, tra le altre cose, sceneggiature straordinarie”, dice l’assessore Marco Gulinelli.

 

Il riferimento - precisa - è alla comune stesura dei testi di scena de ‘La donna del fiume’, di Mario Soldati, girato tra Comacchio e il territorio di Pila e con protagonista Sophia Loren. Pasolini ricorderà con simpatia questo suo debutto nel cinema, tanto da citare il film in un episodio di ‘Una vita violenta’. Dopo questo lavoro i due lavoreranno anche alla sceneggiatura de ‘Il prigioniero della montagna’, film prodotto e diretto nel 1955 da Luis Trenker. Ma i lavori e le collaborazioni  - dai tempi della rivista Botteghe Oscure, di cui il celebre scrittore ferrarese era caporedattore - sono stati molteplici. Due anni dopo, nell'estate 1957, Pasolini fu vicino a Bassani mentre  scriveva il capolavoro ferrarese 'Gli occhiali d'oro' ed è possibile che abbia fornito potenziali spunti soprattutto rispetto alla figura del protagonista.

 

Successivamente, nel film 'La ricotta', del 1962, Orson Welles - “orso gentile come il brontolio di un tuono” - è doppiato da Bassani. Il film vede Mario Cipriani nei panni di Giovanni Stracci, la comparsa che interpreta il ladrone buono. Egli cerca, tra varie vicissitudini sul set, di riuscire a mangiare il proprio pranzo. Ma alla fine, mentre è sulla croce nel momento culmine della Passione, quel cibo gli provoca un'indigestione fatale. Anche a Pasolini si deve, inoltre, la sceneggiatura de “La lunga notte del ‘43”, del celebre regista ferrarese Florestano Vancini, ispirata da un racconto di Giorgio Bassani: è il 1960 e Pasolini trae spunto dall’indagine non solo storica ma anche sociale che il capolavoro rappresenta, come fa notare il professor Lucio Scardino, editore della sceneggiatura, pubblicata nel 1993. “Questo aspetto emerge, ad esempio - fa notare Scardino - dal gesto finale di Franco che stringe la mano all’aguzzino fascista che uccise suo padre (insieme agli altri antifascisti della città), nella rappresentazione di un mondo che rifiuta la memoria, che assimila l’orrore e scorre a se stesso”.

 

Il legame con Ferrara è quindi, in generale, molto stretto: qui Pier Paolo Pasolini, reduce dal successo dei suoi film e romanzi, tenne conferenze a Casa di Stella dell’ Assassino, in via Cammello e, tra le altre cose, scrisse anche un suo testo per una mostra di Andy Warhol inaugurata il 26 ottobre del 1975 a palazzo dei Diamanti, citato anche in una sua lettera. Si tratta dell'ultima missiva scritta prima della morte, e fa riferimento all'ultimo contributo critico dell'autore, dedicato proprio alla mostra nella città estense. Al ferrarese Bassani inoltre Pasolini dedica il suo ‘Il canto popolare’, rivolgendo lo scritto anche ad Attilio Bertolucci. Entrambi sono citati come “i miei amici”. Un'altra curiosità: nel settembre del 1964 Bassani, con il pittore Renato Guttuso, difendono vigorosamente Pasolini che al suo arrivo al Palazzo del Cinema per la XXV Mostra del Cinema di Venezia viene accolto da fischi e insulti di “gruppi di fascisti muniti di fischietto”.

 

Quell’anno il film di Pasolini, ‘Il Vangelo secondo Matteo’ non vince il Leone d’Oro, andato invece a “Il deserto rosso” del ferrarese Michelangelo Antonioni. In questi giorni il legame tra Pasolini e Bassani è anche celebrato a Casa Ariosto dove il pittore italo-tunisino Georges de Canino ha esposto un intenso ritratto dei due, insieme a Natalia Ginzburg. 

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Data pubblicazione

04/03/2022

Aggiornamento

04/03/2022 11:30