Dopo il sisma riapre integralmente Palazzo Schifanoia

Il Ministro Franceschini: “Luogo straordinario, Ferrara sia ambiziosa”. Sgarbi: “Questo è il centro del Rinascimento, per la città periodo fertile”

Data:

22/10/2021

Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

A circa nove anni dal sisma riapre interamente palazzo Schifanoia, con un nuovo museo, che racconta la storia di Ferrara e che comprende oltre al salone dei Mesi (con il nuovo impianto di illuminotecnica), l'ala Quattrocentesca e quella risalente alla fine del Trecento, voluta da Alberto d’Este, visibile al pubblico da domani. 

 

Oggi l’inaugurazione, con il ministro Dario Franceschini e il presidente di Ferrara Arte Vittorio Sgarbi. Presenti anche l’assessore regionale Mauro Felicori e l’assessore comunale Marco Gulinelli e: Giovanni Sassu, curatore, Maria Teresa Gulinelli, conservatrice. Nel pubblico, tra gli altri, anche l’editrice Elisabetta Sgarbi e Giovanni Giannelli della 'Ottorino Nonfarmale', laboratorio che completò il restauro degli affreschi dei mesi. 

 

Oltre 1400 metri quadri di percorso espositivo, 21 sale, 255 opere: ecco in sintesi i numeri che esprime oggi Schifanoia. “È un museo straordinario, quando apre un nuovo museo è sempre un momento di festa", ha detto il ministro Franceschini, sottolineando che si tratta di “una grande restituzione alla città”. “Ferrara deve mantenere alta la sua ambizione anche di fronte alle nuove sfide del turismo”, ha detto il titolare del dicastero alla Cultura, precisando: “Mi piacerebbe che si ragionasse per addizioni, la città ha zone di forte vocazione, il polo della letteratura, quello dell’arte moderna e contemporanea, quello dell’arte antica”. 

 

“È un periodo particolarmente fertile per Ferrara - ha osservato Sgarbi -. Oggi apriamo le porte di un museo ricostruito nella sua integrità, nel luogo più importante del Rinascimento nell’area della Padanìa”, ha detto Sgarbi. “E oggi - ha aggiunto - Schifanoia torna ad essere integralmente quel luogo di piacere, felicità e festa che ha voluto essere con Alberto e Borso d’Este”. “Nei circa 123 anni dalla nascita, Schifanoia è stato integralmente museo per soli 15 anni. Da oggi ci piace pensare che diventi realmente il museo della città, un luogo che racconta la storia di Ferrara con un linguaggio rigoroso ma moderno e comunicativo”, ha sottolineato Sassu, mentre la conservatrice Maria Teresa Gulinelli, nel presentare l’esposizione, ha sottolineato il ruolo urbanistico del palazzo rinascimentale, che fu “il fulcro di ampliamento della città nel sud est, tanto da essere chiamata addizione di Borso d’Este”. 

 

“Quella di oggi è una riconsegna al mondo, non solo a Ferrara o all’Italia”, ha sottolineato l’assessore regionale Felicori, rimarcando che la sfida oggi risiede anche nella “necessità di aprire il mondo della cultura a tutti". "La Regione - ha aggiunto - è fiera di aver dato a questo restauro un contributo importante. Stanno venendo alla luce i risultati dell’imponente lavoro post sisma”. “Il cammino di rinascita si completa con la restituzione dell’ala voluta da Alberto d'Este, con un rinnovato linguaggio espositivo - ha evidenziato l’assessore Gulinelli -. La cultura è elemento indispensabile e urgente per innescare un processo di rinnovamento civile. E questo è il lavoro che stiamo portando avanti”. 

 


IL MUSEO - Al nuovo allestimento dell'ala di Alberto di palazzo Schifanoia si accede alla sinistra dell'ingresso principale di via Scandiana 23. Un maxischermo introduttivo conduce i visitatori alla scoperta della storia dell’antica delizia estense, tra addizioni e sottrazioni, fino ai giorni nostri. Da qui la visita prosegue con la celebre pianta di Andrea Bolzoni e la rielaborazione ottocentesca di Filippo Borgatti della città all’alba della devoluzione, per collocare Schifanoia nel tessuto urbano. Qui si raccontano anche le origini del Museo Civico, il cui nucleo più antico risale al XVIII secolo, originariamente collocato a palazzo Paradiso. Nelle sale successive si possono ammirare, tra le altre cose, le: ceramiche di Giovanni Pasetti acquisite dal museo nel 1935. Vi si trovano boccali, sottocoppe, mattonelle, ciotole, pentole, brocche, piatti finemente decorati risalenti al XV-XVI secolo, oltre al manoscritto dello stesso Pasetti, 'ceramiche del ducato'. 

 

Sala Leonello d’Este espone poi i cofanetti decorati in osso e pastiglia di fine XIV e metà XV secolo. Particolarmente suggestivo quello donato dalla famiglia Brunello, risalente ai primi anni del 500, con storie di miti ed eroi romani.

 

E poi:  il foglio del breviario di Leonello, le fusioni opera di Pisanello e il raffinato polittico in alabastro con le storie della passione di Cristo, di maestranza inglese e risalente alla prima metà del XV secolo.

 

Giunti a questo punto si sale, ammirando i frammenti affrescati alle pareti. Nella sala dei Busti è esposto il Corale Olivetano di Guiniforte Solari di inizio 1400. Ancora: la stanza di Leonello è dominata dal motivo Trecentesco della bifora. Nei locali attigui disegni e le ricostruzioni preparano alla visita del Salone dei mesi, anche con disegni a firma di Giuseppe Mazzolani e risalenti a fine 1800. Si sale nel Salone dei Mesi per poi accedere, da qui, alle sale Quattrocentesche inaugurate a maggio di quest’anno.

Altre informazioni

Data pubblicazione

22/10/2021

Aggiornamento

28/10/2021 10:52