Torna a Ferrara l'artista internazionale Paolo Baratella: "La ferraresità non si perde"

Il progetto di un romanzo storico dedicato a Cosmè Tura: "Mi ha folgorato".

Data:

01/06/2022

Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

Ha dipinto il 'Risorto' di Santa Francesca Romana, posto proprio a fianco del celebre capolavoro di Ludovico Carracci dedicato alla Crocifissione. Suoi sono gli affreschi della sagrestia della Cattedrale, suo è l'Albero della vita nell'aula del Commiato della Certosa. Paolo Baratella - artista di levatura internazionale - è tornato ieri nella sua Ferrara.

 

Nel 2010 aveva esposto a Casa Ariosto quadri e disegni della collezione privata del padre, che conservò la produzione del figlio dal 1943 al 1959, anno in cui Baratella lasciò Ferrara per Milano. Il suo 'Risorto' in Santa Francesca Romana è stato invece inaugurato per la Pasqua 2013.
Ieri pomeriggio alla biblioteca Ariostea l'artista, classe 1935 - introdotto dallo storico dell'arte Lucio Scardino - ha presentato il suo libro autobiografico ("Davanti allo specchio"), in cui ripercorre decenni di carriera artistica, partita proprio nella città estense, dal Dosso Dossi e dall'abitazione di via Bellaria 10. "La ferraresità non si perde, il mio pensiero è sempre qui. Ferrara è una città importante, vedo che si muove", ha sottolineato. L'occasione è stata propizia per annunciare la sua prossima opera: un romanzo storico su Cosmè Tura, geniale maestro dell'officina ferrarese del Quattrocento.

 

"Sono rimasto affascinato a osservare le sue ante d'organo nel museo della Cattedrale. Quelle opere folgorarono la mia attenzione e non mi lasciarono mai più. E 22 anni fa, quando dipinsi la sagrestia del duomo, mi ispirai in prevalenza a lui", ha spiegato Baratella.
Il libro conserva molti ricordi ferraresi, la crescita negli ambienti dell'Azione Cattolica, la prima pala d'altare, commissionata per palazzo Gulinelli e pagata "80mila lire", gli incontri parigini con altri noti artisti ferraresi come Mario Capuzzo e Galileo Cattabriga, altri momenti memorabili, come l'immagine di Silvan Gastone Ghigi ricordato nel suo studio a ritrarre, piangente, la bellezza di una donna; l'incontro in bottega con Achille Funi, celebre pittore novecentista - anche firma degli affreschi della sala dell'Arengo di palazzo Municipale - di cui ricorrono quest'anno i 50 anni dalla morte.

 

E poi gli anni ribelli di Milano, l'azione dirompente negli anni Sessanta, l'arresto per l'occupazione della Triennale, l'attivismo artistico e politico in anni di profondo cambiamento, l'amicizia con nomi celebri come Carrà, Spadari, Manzoni, Castellani. E ancora, dal capoluogo lombardo alla consacrazione internazionale, l'ascesa artistica e la fervente attività espositiva tra Bonn, Berlino, Barcellona, Basilea, Mosca, Parigi, Anversa, Taipei, Toronto, Montreal, S. Francisco, New York. Nel mezzo tanti aneddoti, come quella volta a Parigi, dove un suo dittico giudicato 'scandaloso' provocò il sequestro dell'opera, quindi la "condanna al rogo": "Me l'hanno bruciato con l'acido muriatico nel cortile della locale questura", ha ricordato. Nel pubblico alcuni amici ferraresi: Gianfranco Goberti, Claudio Gualandi. Un pensiero particolare è andato all'amico giornalista, scrittore, poeta Gian Pietro Testa.

 

"Baratella è un pittore di grande levatura artistica e di grande sofisticheria intellettuale", ha detto Scardino. "La sua è una pittura dal notevole impatto visivo, piena di testi e sottotesti, da ammirare e da riflettere".

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Data pubblicazione

01/06/2022

Aggiornamento

01/06/2022 12:21