Dantedì. Alla mostra 'Fakes' la Beatrice del '900 di ispirazione medievale

La mostra 'Fakes. Da Alceo Dossena ai falsi Modigliani' avrà un'ispirazione dantesca. Alla vigilia della Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri.

Data:

24/03/2022

Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

"Il falso nell'arte? Concetto ambiguo"

 

La mostra 'Fakes. Da Alceo Dossena ai falsi Modigliani', in programma dal 7 aprile al 31 luglio negli spazi espositivi di palazzo Bonacossi, a Ferrara, avrà anche un'ispirazione dantesca. L'anticipazione emerge alla vigilia del Dantedì - il nome dato al 25 marzo per la Giornata nazionale dedicata al Sommo Poeta - l'anno scorso celebrata con un approfondimento sui temi danteschi nell'arte ferrarese, un progetto promosso dall'Amministrazione comunale con la Fondazione Ferrara Arte.

 

"Continuiamo a celebrare Dante oltre la ricorrenza dei 700 anni dalla scomparsa, indagando gli influssi ferraresi e la sua straordinaria eredità", dice l'assessore Marco Gulinelli.

 

Tra le opere esposte a palazzo Bonacossi ci sarà infatti anche la scultura 'Primo Amore', un mezzobusto in marmo-alabastro di Beatrice Portinari, appunto il 'primo amore' di Dante, a firma di Pietro Parenti (1875-1948) scultore e pittore pisano. La statua, del primo '900 - già in una villa di Poggio Renatico e oggi in una collezione privata - rimanda alla musa del Divin poeta, senza citarla espressamente.

 

"Una statua dal soggetto medievale, scolpita in abiti tipici Trecenteschi ma pienamente Novecentesca. Anche questo è un esempio dell'aspetto profondamente relativo del falso nell'arte. Che cosa, infatti, può dirsi 'falso'? Un soggetto di un'altra epoca a cui ci si ispira, magari liberamente e attingendo pienamente alla propria immaginazione, ma in assoluta buona fede? Una chiara volontà di ingannare il pubblico? La strumentalizzazione di qualche mercante senza scrupoli che spaccia per coeva un'opera che coeva non è? Attraverso 'Primo Amore' e altre opere esposte la mostra 'Fakes' aiuterà a indagare e approfondire questi aspetti. Si scoprirà così che verità e menzogna, per lo meno in questo ambito, sono concetti non di rado ambivalenti", dice Lucio Scardino, scopritore dell'opera dantesca e protagonista, l'anno scorso, per i 700 anni della morte di Dante, del percorso di approfondimento - attraverso l'arte ferrarese - dell'opera e delle suggestioni dantesche, culminato con il progetto di restituzione della memoria di un autore, fino ad allora pressoché ignoto, Manfredo Manfredini, (1881-1907).

 

Manfredini fu il disegnatore ferrarese che firmò una delle edizioni più popolari della Divina Commedia del '900, la Nerbini, prima di finire nell'oblio, lasciando nessuna traccia di sé e nella dannazione di un destino che lo vide morire in manicomio, solo e dimenticato dalla storia. Scardino per l'anno dantesco ha inoltre curato anche una pubblicazione - promossa dall'Amministrazione comunale, con Ferrara Arte - dedicata ad Antonio Maria Nardi, pittore e disegnatore ferrarese che firmò, tra le altre cose, le illustrazioni della Divina Commedia per bambini pubblicata, a puntate, sul Corrierino nei primi decenni del '900. Con le opere di entrambi, Manfredini e Nardi, la Fondazione Tancredi di Barolo allestirà ad aprile, a Torino, una propria mostra. È prevista, tra le altre cose, l'esposizione della storica Divina Commedia Nerbini e anche di una tavola originale di Nardi.

 

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Data pubblicazione

24/03/2022

Aggiornamento

24/03/2022 16:58