La storia dell’antica Delizia estense perduta si svela col lavoro di studenti e volontari

Ceramiche, antiche monete e resti di cibo, ma anche le tracce della guerra quattrocentesca del sale. A settembre la seconda campagna di scavi

Data:

30/05/2023

Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

Mesi di scavi, studi e approfondimenti, che hanno portato alla scoperta di reperti e testimonianze preziose per ricostruire, più nel dettaglio, la storia della delizia estense, perduta, di Belfiore: si avvicina alla seconda campagna di scavi il progetto di archeologia partecipata “Che Delizia, Belfiore!” che ha coinvolto, da ottobre scorso, oltre 100 ragazzi - dei licei Roiti e Ariosto di Ferrara - e i volontari del Gruppo archeologico ferrarese (Gaf).

 

Studenti e appassionati, guidati da archeologi professionisti, hanno portato alla luce - ed esaminato - frammenti di ceramiche cinquecenteschi, mattoni ed elementi architettonici anneriti probabilmente dagli incendi e dalle esplosioni della guerra di Ferrara o Guerra del Sale (1482), una vasca utilizzata per gettare i rifiuti, con tracce di cibo, prezioso elemento per ricostruire le abitudini alimentari del tempo.

 

I risultati del lavoro del primo periodo di indagine archeologica che, nel complesso, avrà durata pluriennale, sono stati presentati oggi a palazzo Municipale (nell’occasione è stato inoltrato proiettato  il video documentario sulla delizia di Belfiore, inserito tra i 13 itinerari della Ferrara nascosta, recentemente realizzati e disponibili sul canale YouTube del Comune di Ferrara.

 

In apertura l’assessore Dorota Kusiak ha parlato di “Progetto poliedrico e trasversale, potenziale modello anche per altri territori: un’opportunità di crescita e di sviluppo di competenze su cui il Comune ha investito, anche economicamente, riconoscendone la valenza e l’efficacia”. Nel dettaglio l’investimento comunale è di quasi 40mila euro.

 

Dopo una mappatura preliminare con magnetometro e georadar, giovani e volontari - con la guida degli archeologi Flavia Amato, Maurizio Molinari e Marco Bruni, coordinati dalla dottoressa Chiara Guarnieri, della soprintendenza - hanno lavorato nell’area in cui è testimoniata la presenza dell’antica delizia: tra le attuali vie Orlando Furioso e Giacomo Leopardi, in due diversi punti di scavo. 

 

Come ha spiegato Guarnieri, in quello più a nord sono emersi, tra le altre cose: resti architettonici, con tracce di incendio (“la conferma archeologica dell’avvenuta guerra del sale”), sui quali fu costruita la delizia cinquecentesca.

 

Nel saggio di scavo più a meridione sono invece state trovate murature che corrispondono alla planimetria realizzata da Giovan Battista Aleotti dell'inizio del seicento, oggi conservata nell'archivio Borromeo dell'Isola Bella. “È stata questa una ulteriore conferma dell’efficacia delle indagini geodiagnostiche realizzate”. Inoltre, tra i rinvenimenti, figurano anche tante ceramiche di produzione faentina, “Smaltate, dal grande fascino, dal gusto policromo e di qualità elevata”, ha sottolineato Guarnieri, e vecchie monete, alcune anche risalenti al periodo pontificio.

 


Di particolare interesse, inoltre, è stato il ritrovamento di una ‘vasca da butto’ piena di ceramiche e materiali di scarto alimentare: resti di pasto in primis, soprattutto uova, esaminati per ricostruire le diete e le abitudini del tempo. Tutti i reperti sono in fase continua di studio e approfondimento. “Il procedere della ricerca mette a ‘fuoco’ una istantanea sulla vita quotidiana del Cinquecento all’interno della delizia scomparsa”, hanno spiegato gli esperti.

 

La ricerca continua. A settembre è in programma la seconda campagna di scavi. Le scuole saranno sempre protagoniste. I lavori riprenderanno dalla linea dei saggi già eseguiti, verso nord, seguendo le tracce delle antiche planimetrie.

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Data pubblicazione

31/05/2023

Aggiornamento

31/05/2023 14:44