Guido Piovene, oggi i 48 anni dalla scomparsa

Il suo reportage: “Ferrara la più bella d’Emilia e tra le più belle città al mondo”

Data:

12/11/2022

Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

“La più bella città dell’Emilia e una delle più belle città del mondo, Ferrara ha uno stupendo duomo; ha un Castello che segna il trapasso dalla struttura militare del Medioevo all’eleganza cortigiana del Rinascimento. Con Rimini, Urbino e Cesena è la città dove il nostro Rinascimento ha raggiunto le sue espressioni più pure: dal palazzo Schifanoia a quello dei Diamanti, dal palazzo di Lodovico il Moro alla dimora di Marfisa, modelli di case per prìncipi, e alla casa dell’Ariosto, modello di casa per uomo comune”.

 

Parole di Guido Piovene, scomparso il 12 novembre di 48 anni fa. Lo ricorda l’assessore Marco Gulinelli: “Alcune delle più belle pagine sulla nostra città sono state scritte proprio da Piovene che, lucidissimo, ne ha colto la bellezza, le potenzialità, le sfide. Le sue parole sono un inno a Ferrara, tra i più suggestivi e carichi di immagini. Celebriamo oggi un gigante del giornalismo, uno scopritore e divulgatore attento, un innamorato del Paese”. 

 

Era il 1957, l’anno del suo Viaggio in Italia, la più celebre guida letteraria italiana, nata dalla trasmissione radiofonica RAI che Piovene tenne, dal 1953 al 1956, percorrendo il territorio da nord a sud, raccontando le 'cose viste'. Giunto a Ferrara, nel 1955, ne descrisse (la trasmissione è disponibile sul sito RAI a questo link) le geometrie dei palazzi “che hanno veramente lo stampo del Quattrocento declinante e del Cinquecento agli albori”, l’addizione erculea “il più perfetto esemplare di quartiere signorile del Rinascimento italiano”, “forse la più bella strada d’Italia”, le sue vie, “ariose, silenziose, ampie”, le sue piazze “in cui stornisce l’albero ferrarese, il pioppo”, le “brume padane, che velano gli edifici rossi, di cotto o i colori argentini dei palazzi cinquecenteschi”, la sua “gloriosa” scuola pittorica rinascimentale, l’arte contemporanea con la sua “palese suggestione che si sviluppò nel secondo e terzo decennio del Novecento, di cui Carrà e de Chirico sono i rappresentanti più noti”, le attività produttive, “incentrate sulla canapa, il frumento, le bietole e la frutticultura”.

 

E ancora, l’autore raccontò anche il palazzo dei Diamanti, di “un grigio argento splendente e nelle giornate fredde brilla come di ghiaccio”, le botteghe degli ebrei “chiamati dagli Estensi nel quattrocento”. “Il logoro aggettivo, ‘magica’, riprende una specie di verginità di fronte a Ferrara e alla sua architettura”, diceva Piovene, parlando della sua “grazia svaporata” dell’”eco della corte estensa”.

 

Ferrara è insieme, per il celebre scrittore e giornalista, “aerea” (“che si esprime nelle torri del Castello e nelle architetture rinascimentali”) e “cupida”: “Si ha l’impressione di bere un liquore distillatissimo tra i fumi di una cucina densa di sughi" (a proposito “la salama da sugo, qui, acquista la virtù di un’emblema” e “qui, come in tutta l’Emilia, si parla di cibi con gli stessi accenti dotti che i maniaci dell’antiquariato usano per gli oggetti antichi”). “Si dice che Ferrara sia la più sensuale della nostre città, la più libera e che abbia una sorte di primato erotico nella stessa Emilia”. 

Altre informazioni

Data pubblicazione

14/11/2022

Aggiornamento

14/11/2022 10:01