Il gruppo del crocefisso del Duomo di Ferrara alla mostra sul rinascimento di Firenze

Il restauratore: “Tra i massimi esempi tecnologici del quattrocento”. La croce del Baroncelli da luglio a Londra

Data:

25/03/2022

Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

Le sculture in bronzo dell’altare del Crocefisso del duomo di Ferrara  sono esposte dal 19 marzo a palazzo Strozzi, a Firenze, nella mostra simbolo del Rinascimento italiano, dal titolo “Donatello, il Rinascimento”. Si tratta di un gruppo, della metà del XV secolo, composto da cinque statue di imponenti dimensioni, a firma di Niccolò Baroncelli e Domenico di Paris: il Crocefisso al centro, a sinistra la Madonna e San Maurelio, dall’altra  parte San Giovanni e San Giorgio. 

 

Al termine dell’esposizione – a luglio (salvo proroghe) –  il Crocefisso della Cattedrale estense oggi nel capoluogo toscano sarà prestato al Victoria and Albert Museum di Londra, fino al prossimo anno. “Ci siamo trovati davanti opere straordinarie realizzate in modo eccellente. A mio parere tra i massimi esempi tecnologici del Quattrocento”, ha detto questa mattina in conferenza stampa il restauratore Nicola Salvioli, che ha curato il recupero finanziato dalla Fondazione Palazzo Strozzi e Musei del Bargello.

 

“La prima richiesta di prestito ci è pervenuta da Firenze il 13 maggio 2021. Hanno fatto seguito alcuni sopralluoghi. Inizialmente doveva essere solo il Crocefisso ad essere esposto. Ma mentre il restauro procedeva tutti erano sorpresi dalla bellezza che continuava ad emergere. Alla fine decisero di esporre tutte le statue”, ha raccontato don Ivano Casaroli, presidente del Capitolo della Cattedrale.

 

Per condurle fuori dal duomo di Ferrara – trattandosi di sculture in bronzo del peso di parecchi quintali e di circa due metri d'altezza – è stato temporaneamente sospeso il cantiere post sisma, sono state costruite apposite infrastrutture per consentirne il trasporto e l’uscita dalla porta centrale.  Le sculture si ‘ritroveranno’ a Ferrara dal 2023.

 

“Siamo al lavoro: al loro ritorno vogliamo collocarle in un contesto adeguato per dare continuità alla bella esposizione di Firenze”, ha annunciato monsignor Massimo Manservigi, vicario generale della Curia, rivelando di essere rimasto “sorpreso e incredulo” di fronte all’esito del lavoro compiuto sulle opere.

 

“Le statue erano in origine poste al centro del duomo e al loro primo arrivo in Cattedrale, trovarono, tra le altre cose, la Madonna della Melagrana di Jacopo della Quercia (oggi nel nuovo allestimento nell’ex sagrestia della chiesa di San Romano, ndr)”, ha spiegato don Enrico Peverada, già direttore dell’Archivio storico diocesano, ricostruendo la complessa storia, nata dalla committenza dell’allora vescovo Francesco Dal Legname e originariamente affidata al Filarete, presto giudicato inadatto per questo lavoro.

 

“Ferrara conserva una bellezza straordinaria che seduce il Paese. Dobbiamo avere il coraggio di metterci in gioco senza false modestie: siamo il nucleo centrale del Rinascimento europeo”, ha sottolineato l’assessore Marco Gulinelli, regalando al Capitolo – e presto recapitato anche a Firenze – un testo, a firma del professor Lucio Scardino e di Giancarlo Gentilini, dal titolo ‘Crocevia estense. Contributi per la storia della scultura a Ferrara nel XV Secolo”.

 

“Si è realizzata una felice convergenza tra funzioni di tutela e conservazione, sostenuta dalla grande sensibilità del Capitolo della Cattedrale. È una grande occasione per la conoscenza di queste opere d'arte, per acquisire informazioni preziose sulla tecnologia utilizzata, oggi visibile in piena bellezza”, ha sottolineato Donatella Fratini della Sovrintendenza.

Altre informazioni

Data pubblicazione

25/03/2022

Aggiornamento

28/03/2022 09:48