Riprende vita la celebre maxitela di Giuseppe Avanzi ferma nei laboratori di restauro da 50 anni

Sarà recuperata e ricollocata in Certosa grazie a una partnership tra Comune, Regione e Ministero della Cultura

Data:

30/08/2022

Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

Era fermo nei laboratori di restauro da 50 anni. Potrà riprendere vita la celebre maxitela (circa 36 metri quadrati) di Giuseppe Avanzi (1645-1718), dal titolo “L’apparizione della Beata Vergine e San Pietro ai compagni di San Brunone” (olio su tela, 1695 circa), che è in attesa di essere recuperata e ricollocata in Certosa dai tempi dei bombardamenti su Ferrara del 28 gennaio 1944.

 

La tela misura 9 metri e 30 centimetri per 4 metri e 25 di altezza. L’Amministrazione, con delibera di giunta, ha approvato lo schema di convenzione con la Regione Emilia-Romagna che si impegna a uno stanziamento di 60mila euro. In base all’intesa, all’articolo 5, il Comune di Ferrara sosterrà invece i costi aggiuntivi (l’intero progetto redatto in conformità alle prescrizioni della Soprintendenza è stimato in circa 97.500 euro) per portare a termine il restauro e realizzare, in squadra, “interventi di studio, documentazione delle attività, comunicazione e valorizzazione dell’opera”. Si compie così un decisivo passo avanti in questa vicenda, al culmine di un percorso che ha visto anche l’assessore comunale alla Cultura Marco Gulinelli, con Cristina Ambrosini, direttore responsabile del servizio Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna, impegnati in una visita - a dicembre 2021 - nei laboratori Ottorino Nonfarmale, a San Lazzaro di Savena.

 

Si apre inoltre una nuova prospettiva per l’altra opera di Avanzi recuperata dalla Certosa (dove era collocata a destra del presbiterio), ‘L’apparizione di San Brunone a Ruggero Conte di Sicilia prima della battaglia’ (anch’essa di dimensioni imponenti: 9 metri per 4), che ha visto analoghe vicissitudini negli ultimi decenni e che oggi, pure, è conservata nei laboratori Ottorino Nonfarmale, ancora arrotolata: le opportunità potranno nascere grazie alle ulteriori risorse previste nel programma triennale dei lavori pubblici 2022-2024 del Ministero della Cultura. 

 

“È un’intesa storica e ringrazio Regione e Ministero per aver fatto con noi squadra per il raggiungimento di un obiettivo atteso da decenni. Il completamento di questo lavoro consentirà di restituire a Ferrara una parte importante del suo patrimonio, conservato nello ‘scrigno’ della Certosa, uno dei più interessanti esempi di architettura rinascimentale, con un apparato certosino tra i meglio conservati in Italia”, spiega l'assessore alla Cultura Marco Gulinelli

 

“Questo straordinario e imponente dipinto era qui dagli anni ‘70, ci fu inviato dalla Soprintendenza per cercare di avviare il recupero e metterlo in una condizione conservativa migliore, dopo la raccolta nei depositi, ricorda Giovanni Giannelli, titolare della ‘Nonfarmale’. Da quella data con la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara e i musei civici è iniziato, nell’ambito di una grande campagna di restauro degli arredi della chiesa certosina, un percorso per riportarne pienamente alla luce la bellezza e ripristinarne le condizioni. Il progetto fu anche presentato alla Fiera del Restauro di Ferrara. Purtroppo le vicissitudini legate alla banca hanno imposto uno stand by. Attualmente quindi la tela è solo parzialmente restaurata. Apprendo quindi con grande soddisfazione di questo accordo che, sono fiducioso, possa portare anche al restauro dell’altro capolavoro conservato nei nostri laboratori”.

 

San Brunone, ritratto in diverse scene nelle tele di Avanzi, è il fondatore dell'ordine dei certosini, nasce verso il 1030 a Colonia. I due maxi-capolavori al centro dell’accordo interistituzionale per il recupero furono commissionati ad Avanzi dall’allora priore della Certosa di Ferrara, Daniele Campanini (in carica dal 1692 al 1698).

 

Nel 1801 la Certosa viene secolarizzata e la comunità monastica disciolta, il Comune la acquisisce nel 1812. Nel 1944 il bombardamento anglo-americano colpirà anche la chiesa di San Cristoforo e la stessa Certosa con pesanti danneggiamenti. Anche le tele infatti presentano danni da schegge e polvere.

 

Dal 1946 al 1956 saranno così separate dal telaio e collocate sui pavimenti della sagrestia, senza protezioni. Le condizioni precarie sotto il profilo conservativo hanno quindi reso necessario il trasferimento - tra il 1962 e il 1963 - nei depositi della Pinacoteca di palazzo Diamanti, prima della consegna al laboratorio Nonfarmale, dove sono collocate dal 1970 circa.

 

Nel 2004 il Comune di Ferrara, con la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, inserirà le due opere nella grande campagna di restauri allora avviata, ma alterne vicende legate ai finanziamenti non consentiranno di completarli, lasciando l’apparizione della Beata Vergine e San Pietro ai compagni di San Brunone solo parzialmente restaurata e la tela ‘sorella’ ancora arrotolata nei laboratori di San Lazzaro di Savena. 

Altre informazioni

Data pubblicazione

30/08/2022

Aggiornamento

30/08/2022 18:07