San Valentino: storia e mito dei capelli di Lucrezia Borgia, conservati alla pinacoteca Ambrosiana

L’amore tra la Principessa e Pietro Bembo nel nuovo film con Lante della Rovere

Data:

06/02/2023

Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

Per San Valentino Ferrara quest’anno riscoprirà l’amore tra Lucrezia Borgia e Pietro Bembo. Una scena del film di prossima uscita “Lu’ Duchessa d’Este. Fama e infamie di Lucrezia Borgia” - con Lucrezia Lante della Rovere - ambientata alla biblioteca Ariostea, sarà infatti proprio dedicata al legame tra i due.

 

E intanto la città estense guarda anche a Milano, con contatti, già avviati, con la pinacoteca Ambrosiana, che custodisce la celebre teca con i capelli della stessa Borgia. Uno di questi il poeta inglese George Byron lo avrebbe sottratto esportando così anche in Inghilterra il ‘mito’ senza tempo della controversa principessa figlia illegittima del papa (Alessandro VI).

 

Una narrazione che procede tra storia e leggenda, quella del legame con Bembo, all’insegna “dell’amore più puro”, come lo definiscono i registi Marco Melluso e Diego Schiavo “purtroppo infangato nei secoli”. “Un amore - sottolineano - che fece bene a Ferrara. Fu Lucrezia infatti che, rivolgendosi a Pietro Bembo, allora 'segretario' del papa, ottenne la cancellazione della scomunica su Ferrara, proprio in forza della grande amicizia che li univa, anche dopo la separazione”.

 

Le scene, all’interno del film, sono ambientate non a caso alla biblioteca Ariostea e, nello specifico, in sala Ariosto, che conserva, tra le altre cose, le prime copie stampa degli Asolani (dedicati a Lucrezia) e un autografo della stessa Borgia.

 

Entrambi sono stati esposti per l’occasione e posizionati in teche che hanno composto il set, con la supervisione di Mirna Bonazza, responsabile Unità Operativa Biblioteche. È inoltre di questi giorni un primo contatto con la pinacoteca Ambrosiana di Milano che conserva i capelli di Lucrezia Borgia (1480-1519), in una preziosa teca eseguita da Alfredo Ravasco, uno dei migliori orafi milanesi della prima metà del Novecento, con l’accostamento di materiali preziosi, pietre dure e gemme varie e che porto, ai lati, due pendenti, con gli emblemi araldici delle nobili famiglie Borgia (il toro) e d’Este (l’aquila).

 

La luminosissima ‘ciocca’ è divenuta in qualche modo il segno dell’amore con Pietro Bembo, un rapporto nato ai primi di giugno del 1503, poco dopo l'arrivo del poeta a Ferrara e l'invio alla duchessa degli Asolani.

 

La storia, proprio in questi giorni, ricorre anche sui social, con foto e curiosità postate da appassionati e studiosi. Particolarmente suggestiva la narrazione che ne dà Stefano Cozza sul gruppo Ferrara Rinasce: “Pare che in alcune notti, se osservi bene attraverso le finestre della Pinacoteca Ambrosiana, scorgi un bagliore - scrive - . Una luce intensa che proviene dalla stanza dove è conservata la bionda treccia. Dicono che sia proprio la duchessa, che arriva e legge le lettere del suo amato Pietro Bembo, non prima di aver pettinato la propria ciocca di capelli. Poi se ne va, svanisce in un educato silenzio, ma felice perché si è sentita amata. Lei, la discussa e tormentata duchessa di Ferrara, Lucrezia Borgia”.

 

Con i capelli, in Ambrosiana sono conservate le lettere fra lo scrittore veneziano poi cardinale e la figlia di papa Alessandro VI: una fitta corrispondenza che testimonia tutte le difficoltà di un amore difficile (“mille lontananze, mille guardie, mille steccati, mille muri”, Bembo, Lettera 27), poi sempre più rarefatto con la partenza dell’uomo dalla città (1505) durante la peste. Da questa data la passione, negli anni, è stata sempre più idealizzata dal poeta, tanto che in una corrispondenza che porta data 13 ottobre 1517 è scritto: “Né lunghezza di tempo né mutamenti di fortuna mi torranno giammai che io non sia, e che io non isperi a qualche tempo più ozioso poterla e visitare e servire”.

Altre informazioni

Data pubblicazione

06/02/2023

Aggiornamento

06/02/2023 10:44